La Rivoluzione dei Weblog: intervista a Personalità Confusa

28 ottobre 2004 Net&Blog
La Rivoluzione dei Weblog: intervista a Personalità Confusa

Lui si chiama x§°nalita’ c°nfu§a (si legge: personalità confusa) e nella vita fa la blog-star. Anzi, per essere sinceri e citare, senza autorizzazione, confessioni estorte, nella vita reale x§°nalita’ «è un morto di fame, ma in rete tiene il blog più linkato d’italia e uno dei più letti in assoluto:oltre 1000 contatti al dì, ovvero 30.000 al mese...»: sorta di Clark Kent in minore, o di Paperinik della Rete, x§°nalita’, alias Lorenzo, tiene incatenate al suo blog migliaia di persone al giorno e continua a farlo, sempre per citar lui, anche se «non ci guadagna una ceppa». Il suo alter ego, Lorenzo, invece, si alza ogni mattina e va a fare «l’impiegato sull’orlo della disoccupazione e della miseria - parole sue - in una innominabile agenzia di comunicazione».
X§°nalita’ ci tiene moltissimo a mantenere il mistero su di sè. Fosse uno scrittore, invece che un blogger, all’articolista magari verrebbe da pensare a scelte poeticamente ’rilevanti’ rispetto a questa sua anonimia per scelta. Una roba alla Pynchon, per intenderci. Ma Lorenzo è un blogger, almeno ufficialmente, e allora mi limiterò a dire che è un tipo schivo, che ci tiene a mantenere le sue coperture, per continuare a fare la sua unica vera professione: che è quella di agente segreto dell’irrisione e del paradosso, sguinzagliato nei territori della nostra quotidianità. Il suo blog altro non è che il diario di bordo di questa quotidianità, distillata nell’acido di un’ironia spesso sarcastica che lui - Lorenzo, alias Confuso - mette sulle labbra di un’impareggiabile galleria di personaggi, sorta di Pennac cibernetico in minore, che abitano la sua piazza virtuale: dalla sua Dirimpettaia, finoal Direttore Merkenting del blog e persino a un povero Woytila-blogger, ostaggio del malvagio Navarro, suo portavoce e persecutore.
Come ho già avuto modo di scrivere, il weblog ’confuso’ è un surreale e grottesco carro di Tespi messo su da un abilissimo caratterista-web, ma è anche - con evidenza - una proposta di ’scrittura’, una scrittura tanto ’pensata’ e sorvegliata, da essere ormai diventata uno stile riconoscibilissimo, imitato anche da writer più ufficiali, apparentemente scanzonato, spontaneo, ma attentissimo a non lasciare scampo ai lati deboli dell’avversario: pura, irridente potenza punk di una tecnologia low (il weblog) a grandissima potenzialità comunicativa, unita alla capacità di riuscire ancora ad indignarsi e di riuscire a farlo in una ’forma’ pregevole. D’altra parte, che il blog ’confuso’ non miri basso, lo si capisce subito, dal motto che porta scolpito in Home: «Diario di un modo del tutto personale di distinguere il bene dal male, il brutto dal bello…»
Il nome del tuo blog sembra un po’ - già da sé - un’allegoria della nostra realtà... confusa più che mai..
«Il titolo del blog è un po’ il nome di battaglia, serve a dare un’idea di sé in una o due parole. Scegliere il nome del proprio blog è un po’ come battezzarsi una seconda volta, solo che qui non c’è il prete, nessuno ti tiene in grembo e soprattutto non ti affogano in un’acquasantiera. Nel caso del mio blog, la parola chiave era proprio la confusione. Una confusione cerebrale da dipanare per mezzo del blog stesso, ossia raccontandosi, descrivendosi (de-scriversi, appunto). Quindi il mio blog è - in primis - una sorta di autoterapia. Al fine di chiarirsi le idee su una realtà che si fatica a comprendere: ebbene, codeste idee andavano messe per iscritto. Per questo si è cominciato a raccontare di sé e delle proprie impressioni, per sé e per tutti coloro che avevano voglia di condividerle. La condivisione con il lettore del blog, che - diversamente da quanto accade su un giornale o su un libro - può interagire con chi scrive, è importantissima. Per me il grande potere di Internet è proprio l’interazione. Il confronto col lettore serve appunto a tentare di risolvere la confusione, o almeno a condividerla. Consiglierei l’apertura di un blog a chiunque si senta confuso e spaesato, ecco.»
Nel tuo caso, più che in quello di chiunque altro, il blog che amministri è un vero e proprio piccolo universo, con i suoi personaggi e le sue vicende parallele che si snodano, post dopo post. Si tratta dunque di un lungo, complesso romanzo in progress, o magari dello story board di una sarcastica Internet-Soap ...?
«Il blog è a priori un oggetto "in progress". La natura del blog è quella di un sito sempre da aggiornare: senza aggiornamenti il blog muore, poveretto. E’ questa la differenza tra il blog e un normale sito web, che invece tende ad essere statico. Un sito web privo di aggiornamenti è interessante una volta, ma dopo averlo letto, dopo averne fruito le informazioni, nessuno vi tornerà molto spesso a leggerlo, perché vi troverà sempre le stesse cose. Il blog invece è in continuo divenire, si trasforma ogni giorno. Non ci si può bagnare due volte nello stesso blog. Tuttavia si tratta di un divenire che si improvvisa ogni mattina. In questo senso, ciò che si scrive oggi nasce da ciò che si è scritto ieri, o l’altro ieri, ma non c’è nulla di prestabilito. Nessuna pianificazione editoriale. Il blog è pura improvvisazione sui temi ricorrenti, il romanzo invece è sequenza a soggetto.»
Anche tu, come altri blogger, stai per pubblicare su ’carta’ i tuoi scritti. Che differenza c’è nello scrivere su carta e su Web e cosa pensi delle polemiche che qualche scrittore ’ufficiale’ ha sollevato sulla eccessiva facilità con cui chiunque può oggi pubblicare su Rete? «Pubblicare su carta mi fa molto piacere, è ovvio. Mi hanno chiamato e mi hanno chiesto se mi sarebbe piaciuto scrivere qualcosa di inedito per loro. Quindi è merito dei blog se un gruppetto di morti di fame al quale mi onoro di appartenere avrà questa opportunità. Siamo fortunati. Se non avessimo avuto un blog, nessuno ci avrebbe filato, diciamocelo. Sia grazie al blog, dunque. Al momento di scrivere questo pezzo inedito ho pensato che occorreva mantenere la spontaneità dello scrivere su blog. Perciò l’ho scritto come se fosse una cosa da pubblicare online, senza cercare di immedesimarmi nel ruolo dello ’scrittore’, cosa che peraltro non sono. Credo che l’editore si aspettasse proprio questo. Quanto alle polemiche di cui dicevi: ne ho letto e non le ho mai capite. A me pare ovvio che l’evoluzione di uno strumento potente e diffuso come Internet permetta a nuovi soggetti nuove possibilità di comunicare. E quindi di scrivere o di raccontare. Non capisco cosa ci sia da meravigliarsi.»
Il tuo è uno sguardo spesso critico sulla realtà che ci circonda. Quanto è importante, a tuo parere, che chi scrive prenda posizione rispetto alla realtà in cui vive?
«A me nel blog piace puntare lo sguardo sulla quotidianità, e criticarne, se possibile con ironia, le prospettive inesplorate. E’ troppo scontato criticare, che ne so, la politica. Per quello, molto spesso, bastano i giornali. Ma scrivere un pezzo ironico sulla politica, prendere in giro che ne so, Berlusconi o Fini, è ormai banale. E’ doveroso criticarli, certo, specie nella disastrosa situazione in cui si trova questo paese, ma in questo caso preferisco la protesta, il gesto di scendere in piazza e tirargli delle uova marce sulla giacca. Lo stesso discorso vale per un tema come la televisione: quanto è facile deridere un programma televisivo, o un personaggio televisivo? Più stimolante, invece, è provare una critica del quotidiano, del vissuto, delle persone e degli oggetti con cui ci si trova ogni giorno ad aver a che fare. La quotidianità è fonte inesauribile di spunti e di riflessioni: basta osservarla. E’ molto più interessante. E lo strumento blog, a mio avviso, si presta molto alla critica di certe realtà, peraltro trascurate dai mezzi di comunicazione tradizionale, che sono concentrati sul sensazionalismo e sull’immagine, anziché sulla parola. Io credo che la comunità blog si senta sempre più lontana e annoiata dalla comunicazione tradizionale e dai suoi temi e che per questo stia cercando anche altrove, cioè sui blog stessi , le cose da leggere e da guardare.»
Il tuo blogrolling (l’elenco di link ’amici’ riportato sul weblog) è lunghissimo... Quanto è importante fare network?
«Indispensabile, direi. Vedi, ai corsi Radioelettra di marketing insegnavano che un sito non deve avere collegamenti ipertestuali con altri siti esterni. Per capirci, sul sito del Corriere della Sera non troverai mai un link a un articolo de La Repubblica, ma solo ad altri articoli del Corriere della Sera. Questo perchè si rischia che il lettore passi sull’altro sito. Si perde il lettore, lo si regala al concorrente. Nei blog accade il contrario: i blog si linkano tra loro senza paura, proprio perché non hanno nulla da guadagnare e vivono grazie al loro "essere rete", cioè al lasciar circolare le idee attraverso la rete. Un blog privo di collegamenti ad altri blog sarebbe isolato e sprofonderebbe in questa solitudine. La rete dei blog è una specie di Napster delle parole: gli utenti disposti allo "scambio delle parole" devono essere tanti, tantissimi. Più sono meglio è. Te lo immagini Napster con un solo utente? Nel blogrolling, che è solo un modo figo per indicare una lista di collegamenti ad altri blog, si indicano al lettore altre strade da percorrere, cose nuove da scoprire. In realtà il blogrolling perfetto dovrebbe essere infinito. Assolutamente infinito. In questo senso, direi che l’elenco del mio blogrolling è ancora troppo breve.»
Molti blog sono in copy left. Che pensi del diritto d’autore e dell’importanza delle Creative Commons, cioè delle licenze che, pur garantendo il diritto dell’autore al riconoscimento della paternità dell’opera, ne permettono tutti gli usi non ’commerciali’?
«Direi che quasi tutti i blog sono copyleft. Quello che mi ha stupito, nel mondo dei blog, è il grande senso di rispetto per il principio di citazione della fonte. Internet è piena zeppa di siti che si plagiano tra loro, si copiano, si clonano, si rubano testi e immagini senza riportarne la fonte. I blog no, non si copiano tra loro. Eppure producono ogni giorno centinaia di pagine nuove. Ma a parte rari, patetici casi, se un blogger trova un bel testo su un altro blog, non lo copia. Anzi: lo legge, lo commenta. Spesso lo cita. Lo linka, lo segnala e lo arrichisce di nuove considerazioni, a volte si fa promotore della buona idea dell’altro. Molti blogger poi collaborano e sperimentano forme di scrittura collettiva, o di aggregazione di contenuti. Ma non perché i blogger siano più buoni degli altri esseri umani: forse, più semplicemente hanno capito il valore della circolazione di idee, storie e pensieri. Ecco, sarebbe bello che i blog riuscissero ad esportare questo valore e questa capacità nel resto del Web. E anche oltre, magari.»

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