Lello Voce ci porta nella sua cucina per cannibali

di Piero Santi 27 febbraio 2012 02. Piccola cucina cannibale
Lello Voce ci porta nella sua cucina per cannibali

C’è un fantasma che si aggira ogni tanto nelle librerie italiane: il libro di Lello Voce, poeta che da sempre sceglie le parole pensandole come note di un pentagramma. Nel suo cannibale universo creativo, la poesia e la musica sono un unicum inscindibile. Quindi, necessariamente, un suo libro non viene mai pubblicato in solitudine ma con in allegato il cd, dove si possono ascoltare le poesie in versione di “canzoni”. E se già un libro di poesia è abbastanza “trasparente” negli scaffali, figuriamoci un libro di poesia + cd. Che poi, visto il supporto contenuto, dovrebbe essere reperibile anche in un negozio di dischi, dove però, effettivamente, c’è il sospetto che la “trasparenza” sarebbe totale. Insomma, un’opera di confine che rischia di non essere intercettata dai potenziali estimatori ma solo snobbata dai cosiddetti puristi.

Un vero peccato perché al di là del muoversi ai confini, che di per sé non è garanzia di nulla, il risultato è veramente di qualità. Da gusto, infatti, sentire le rime intelligenti, divertenti, divergenti, taglienti, dolenti, irriverenti, convergenti, severe e leggere, scanzonate e ribelli di Voce declamate, da consumato rapper partenopeo, sopra a raffinate basi di trip-hop e minimal techno. Un elaborato telaio di musica elettronica a cura di Frank Nemola dove, a turno, la tromba di Paolo Fresu, quella di Michael Gross o la fisarmonica di Antonello Salis ricamano ipnotici arabeschi jazz. “Piccola cucina cannibale” (libro con illustrazioni e fumetti di Claudio Calia + cd, edito da squi[libri], 15 euro) è un lavoro di buona, omogenea qualità. I 3 inediti (“Rivoluzione fragile”, “Piccola madre”, “Il verbo essere”) si concertano perfettamente con i 6 già noti e qui riproposti in versioni variamente remixate. Il suo modo di dare voce alle parole sulla e con la musica rivela un’attitudine alla composizione di derivazione chiaramente hip-hop, universo culturale al quale Voce è indissolubilmente legato. Per l’esattezza è il modo del poeta che si è fatto rapper come è successo, nel corso del tempo, ad illustri colleghi statunitensi quali Gil Scott-Heron, Saul Williams, Last Poets, Ursula Rucker.
Ecco, è al fianco dei dischi di questi autori che “Piccola cucina cannibale” trova la sua ideale collocazione.

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