Piccola cucina cannibale

02. Piccola cucina cannibale

PICCOLA CUCINA CANNIBALE HA VINTO IL PREMIO NAPOLI 2012, NELLA SEZIONE "IBRIDI LETTERARI"

GRAZIE A VOI TUTTI CHE CI AVETE SOSTENUTI NELLE GIURIE POPOLARI E TECNICHE.

QUESTE LE MOTIVAZIONI DEL PREMIO:
"Coerente, compatto esempio di ibridazione tra poesia musica e disegno. Incrocio, intreccio, interazione di solida struttura. Recupero anche programmatico del destino orale, vocale, ritmico della poesia, che torna ad essere quello che fu, di nuovo è e sarà, civiltà dell’orecchio. Qualità molto elevata dell’invenzione letteraria : lessicale, prosodica, metrica. Vocazione civile e politica dell’espressione poetica, anche quando è in gioco il destino dell’individuo, i suoi struggimenti e i suoi furori. La poesia nasce dalla collettività (rifonda comunità). Alto livello del contributo musicale e di quello grafico. La poesia deve comunque proporre costruzione di senso."


In un tempo di migrazioni anche le arti migrano: la poesia innanzi tutto, che è arte migrante per eccellenza.

E poiché non si migra mai da soli, la poesia qui incontra prima di tutto la sua sorella gemella, la musica, e poi le immagini e le parole disegnate del fumetto.

A partire dai testi di Lello Voce, nel loro accordarsi con le musiche di Frank Nemola, nel loro slittare nei segni dei fumetti di Claudio Calia, prende corpo la ‘macchina celibe’ di Piccola cucina cannibale: una plaquette di poesia, un’opera di poetry-comix, un CD di spoken music.

Con la complicità di autori ed interpreti quali Paolo Fresu, Michael Gross, Antonello Salis, Canio Loguercio, Rocco De Rosa, Maria Pia De Vito, Luca Sanzò, Paolo Bartolucci, Stefano La Via.

Piccola cucina cannibale
di Lello Voce,
Frank Nemola
e Claudio Calia
Da gennaio 2012 in libreria
MA VOI POTETE COMPRARLO CON LO SCONTO DEL 15%
SUL SITO DI

Squilibri Editore
2011, € 15

“Ecco oggi la poesia può essere anche questo. Come ai tempi di Dante, d’altra parte, che nel suo De vulgari eloquentia registrava che la poesia ‘altro non è che invenzione elaborata secondo retorica e musica.’ Per poi specificare che, oltre alla lettura silenziosa, cui implicitamente aspiravano i temi alti e complessi delle sue Canzoni, c’era la possibilità di eseguire poesia sia con musica (sive soni modulazione, oggi si chiamerebbe spoken music) sia semplicemente con l’utilizzo della voce (sive non – quello che oggi chiameremmo spoken word) e spesso e volentieri quando parla della creazione di un testo poetico non dice ‘scrivere’, ma ‘comporre’ che ha tutt’altro significato…

Ecco anch’io, si parva licet, credo che la poesia non si scriva, che essa si componga, lavorando con le sue parole, ma anche con le sue melodie e i suoi ritmi, che sono lì apposta per essere eseguiti, perché alla poesia accade oggi una cosa strana. La rivoluzione tecnologica e digitale ha profondamente trasformato le altre arti, mentre invece ha riportato la poesia alle sue prime radici, che sono radici orali, profondamente compromesse con la musica… Dietro l’angolo del nuovo millennio ad aspettare noi poeti c’era il sorriso trobadorico e beffardo di Arnaut Daniel e Raimbaut d’Aurenga. La poesia ha smesso di essere muta e ha ripreso la parola…”
Lello Voce