I bambini, i cuccioli, insomma i nostri figli, davvero non hanno da stare allegri a vivere in una società di adulti che sembrano tutti degli eterni adolescenti, capricciosi al punto da aver costruito un mondo a loro misura, dove tutto rischia di essere per i bambini troppo alto, troppo grande, o, più semplicemente e più di frequente, troppo piatto e noioso. Un mondo nel quale la ‘serietà’ sostituisce la meraviglia con un accanimento di cui può essere capace solo una certa adolescenza già senescente che tutti spacciamo per maturità. E cosa c’è di più noioso della cultura e dell’arte dei ‘grandi’, se non si trova il linguaggio giusto per ‘comunicarla’ ai più piccoli? Troppo facile poi dare tutta la responsabilità alla televisione, o magari a Internet e ai computer. In realtà avvicinarsi all’arte e alla cultura può essere un gioco bellissimo per i bambini e anche un’attività utilissima nella costruzione di una società futura, fondata su valori solidi e reali. A dimostrarlo alcune esperienze, fortunatamente sempre più numerose, che pongono al centro proprio queste problematiche. Da Reggio Emilia, che all’interno delle iniziative di Reggio Children annuncia la creazione un Museo dei e per i bambini, sino alla Città della Scienza di Napoli, con la sua Officina dei Piccoli, e a Fano che, gemellata con Stoccolma, chiede addirittura ai suoi bambini di ridisegnare lo spazio pubblico. Bolzano non è da meno ed è la poesia e il suo apprendimento ‘ludico’ da parte dei ragazzi delle Elementari e delle Medie il campo scelto per intervenire, su iniziativa del locale Assessorato alla Scuola. Il progetto “Poesie e altri giocattoli”, curato da Daniela Rossi all’interno Festival Bolzano Poesia, ha messo in moto laboratori in molte scuole della città, chiamando a coordinarli tre poeti ‘giocosissimi’: Alessandra Berardi, Vincenzo Perrone e Mauro Chechi e i risultati sono stati davvero notevoli, tanto da stampare un libro dove accogliere i lavori dei ragazzi. Dentro ce n’è per tutti i gusti: dalle tautologie alla poesie in versi sciolti, dai limericks ai tautogrammi. Un giocattolo davvero singolare, tutto fatto di versi, di gioia, di creatività, ma anche di riflessione, di pensiero e di critica.
E a me viene da chiedermi se non sia proprio questa la strada giusta, l’unica, per risolvere la crisi dell’editoria italiana: formare nuovi lettori, entusiasti, critici e creativi. Ne conoscete altre altrettanto efficaci?
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