E’ un po’ che non si parla più del Chiapas… I suoi passamontagna, le sue Aguascalientes, la sua Selva Lacandona e perfino la pipa di Marcos, perfino Durito, il suo inseparabile amico a sei zampe: tutto travolto nel flusso frenetico del mainstream informativo, dalla polvere e dai calcinacci delle Twin Towers, dai cadaveri adolescenti e dai campi di concentramento a cielo aperto in Palestina, dalle reti di Guantanamo, quasi che una Rivoluzione non avesse più diritto di notiziabilità nel mondo della Guerra Totale Permanente. Eppure noi sappiamo bene che solo una Rivoluzione può porre fine una volta e per tutte all’era della Guerra Totale Permanente. Eppure il Sub e i suoi Quijote indios sono ancora lì a combattere, perché nulla è perduto, ma nulla è conquistato. Eppure sono di pochi giorni fa le notizie lanciate dalla ‘Jornada’ del riacutizzarsi della tensione, della violenza e certamente Fox non è un interlocutore più affidabile del PRI…
Ben venga allora questo racconto orale travolgente di Luca Zulù Persico, voce della 99 Posse, (Cartoline zapatiste, ed. Feltrinelli, a cura di E. ‘Gomma’ Guarneri); ben venga la sua lingua creola, che tra i segni muti della pagina riesce a far risorgere il fiato possente del ritmo vocale, narrando le vicende della grande marcia che ha portato a Città del Messico gli insorti zapatisti, accompagnati da migliaia di uomini e donne di tutto il mondo e, tra loro, da moltissimi italiani. E’ un ‘cunto’, come diremmo noi a Napoli, dunque molto più di un racconto, è un territorio magico e mitico dove è permessa l’ironia a braccetto con l’emozione, lo sberleffo intrecciato all’innamoramento, irto di digressioni e vaccinato contro ogni luogo comune. E’ la scoperta, diretta e schietta, del Chiapas che c’è in ognuno di noi.
Oggi molti degli uomini e delle donne che sono i protagonisti del racconto del Griot Zulù sono in Palestina, tra Ramallah e Gerusalemme, a fare guerra alla guerra, a immaginare la Rivoluzione che sconfiggerà tutte le guerre. Che gli dei della Selva Lacandona siano con loro e che, come scongiuro efficacissimo, sempre li accompagni l’esergo che apre il libro, attribuito ad un anonimo compagno napoletano:-Hasta la victoria siempre / ma pure nu pareggio è dignitoso. Che è il meglio che ci si può aspettare qui sul Pianeta Terra, nell’anno secondo della Guerra Totale Permanente, anno nono del Levantamiento Zapatista, anno zero del Levantamiento Planetario. ¡Suerte, hermanos!
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