Non pago di leggere (né di vivere) – Ho detto molte volte quello che penso a proposito delle leggi che tutelano il diritto d’autore, il cosiddetto copyright, quella roba strana e inquietante che, partendo dell’idea che la proprietà privata sia un valore etico, pretende infine che sia brevettabile qualsiasi cosa, natura compresa. A me pare una cosa malsana proteggere il diritto di arricchimento infinito di alcuni a scapito del diritto di sapere della collettività e credo che questo, a lungo andare, provocherà danni sociali e culturali devastanti. Chi avesse dei dubbi in proposito li vedrà fugati alla notizia -riportata da www.netmanager.it – che quel bontempone di Bill Gates ha appena ottenuto il copyright del nostro corpo, poiché sta tentando di sviluppare una tecnologia che utilizzi le nostre fibre e le nostra ossa per usarle come una sorta di gigantesco microchip per far comunicare oggetti hi-tech di uso quotidiano. Il brevetto è il numero 6.754.472 e prevede che il nostro corpo (anche il tuo, anzi l’ex tuo, mio caro lettore) possa essere brevettato poiché: « il corpo dell’uomo è come un apparato per la trasmissione di energia e informazioni che utilizza i tessuti e le ossa di cui è composto». Così Gates ci ha rubato legalmente la capacità che ha il nostro organismo di condurre impulsi elettrici e viene da chiedersi se, visto che in noi tutto è impulsi, d’ora in avanti saremo liberi d’innamorarci, di sognare, di vivere, senza il permesso della Microsoft.
A leggere certe cose a me diminuisce sino al grado zero l’infinitesimo residuo di comprensione che mi restava verso quel pugno di poveri miliardari disperati a causa di un mucchio di ragazzini che riproduce a sbafo il parto privatissimo della loro creatività. Se questo è quello che ci aspetta, forse è meglio che Dalla e Pavarotti (e Gates) facciano di necessità virtù e rinuncino al secondo panfilo e alla centesima villa…
Ma i guai non finiscono qui, perché mentre Bill Gates si preoccupava di soffiarci il naso (e il resto, velopendulo compreso) sotto il naso, la Comunità Europea era seriamente impegnata a mettere balzelli pure sul prestito dei libri in biblioteca. Proprio così: la UE promette una procedura di infrazione a tutte quelle nazioni (Italia compresa) che – non interpretando alla lettera le leggi di tutela del copy – ancora non fanno pagare per il prestito in biblioteca. Insomma nell’Europa neo-liberista, o paghi, o non leggi. Mi pare civile e democratico…
A insorgere per prima in Italia è stata la Biblioteca Pubblica di Cologno Monzese che ha dato vita all’iniziativa Non pago di leggere che chiede all’UE di sospendere le procedure di infrazione e di rivedere – col lume del buon senso – le attuali normative. Le adesioni sono già più di 6000 e decine le biblioteche, gli autori, gli editori che si sono messi ‘in rete’ per resistere alla stupidità. Aderire è più che un dovere, o un diritto. E’ puro istinto di sopravvivenza. Necessità comune.
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