Costume e società

Delicatessen [24] – Il lato oscuro di San Wojtyla

Domani il mondo saluta Wojtyla e forse potremo ritrovare la lucidità necessaria a fare un’analisi seria, coraggiosa di questo pontificato. Quando infine gli enormi stream mediatici taceranno, quando saremo liberi di smetterla di commuoverci quasi per dovere, quando ci tornerà in mente di vivere in uno stato laico, nel quale forse, fatto salvo il doveroso rispetto per la parte cattolica della nostra società, si sarebbe dovuto lasciare qualche cadreghino di spazio in più a quei non credenti che pure avevano il diritto all’indifferenza, allora il bilancio di questo pontificato potrà essere tentato. E quando questa lucidità farà capolino, certo ci tornerà in mente il grido di Wojtyla contro la guerra, le sue parole sull’impossibilità di una vera pace in assenza di giustizia sociale, la mano tesa all’ebraismo, il coraggio dell’autocritica. Ma dovrà tornarci in mente anche altro: la difesa di Pinochet, per esempio, che gli varrà la terribile lettera delle Madri di Plaza de Majo, il silenzio assordante su Banzer, Stroessner, Videla, o la beatificazione di personaggi come Escrivà, o il cardinale Stepinac, vicino al regime nazi-fascista degli Ustascia, mentre per Romero non ci sarà udienza. E dovremo rammentarci della Teologia della Liberazione, che il Papa ha avuto cura di far tacere, o della scomunica di chi, come il cingalese Tissa Balasuriya, aveva tesi troppo ardite su Immacolata concezione e peccato originale, mentre non si capisce come mai la stessa sorte non sia stata riservata a guerrafondai credenti, quali Aznar e Berlusconi. D’altra parte il dialogo con le grandi religioni d’Oriente non è certo migliorato, meno che mai quello con le altre confessioni cristiane, dagli Ortodossi ai Valdesi, ed esistono responsabilità papali nell’immane tragedia yugoslava: dagli aiuti dello IOR a esponenti croati, al riconoscimento, almeno intempestivo, dell’indipendenza di Croazia e Slovenia e al concetto stesso di ‘ingerenza umanitaria’. Anche le scelte compiute a proposito di diffusione dell’AIDS e contraccezione, prima di tutto in Africa, lasciano in bocca il sapore amaro di un integralismo quasi medievale. Potrei continuare, menzionando la posizione di Wojtyla su aborto, divorzio, procreazione assistita, o quella sul ruolo della donna nella Chiesa e nella società e della Chiesa nei confronti della laicità dello Stato. Dico tutto questo per rispetto: sarebbe poco cortese salutare Giovanni Paolo II pensando si accomiatarsi dall’erede di Giovanni XXIII…

Lello Voce – Poeta