Non è vero che la maggioranza di governo abbia badato soltanto a proteggere gli interessi di Berlusconi e dei suoi amici. In questi indimenticabili cinque anni, tra una merenda e l’altra, Silvio e i suoi compari hanno badato bene anche a tutelare gli interessi degli amici degli amici e quelli di certi nemici, insomma di quei poteri forti che fanno capolino dietro alcune faccende che potremmo definire ‘trasversali’, o bipartizan. Come gli incidenti di Napoli e Genova per il G8, o il caso Ilaria Alpi. Il 31 dicembre la Commissione d’Inchiesta, guidata dall’ineffabile Taormina, uomo dalla rutilante immaginazione e avvocato disposto a tutto per tutelare gli interessi dei propri clienti, ha concluso i suoi lavori, tirando fuori dal cilindro, dopo innumerevoli finti scoop, che, oltre a mettere in serio dubbio la libertà professionali di molti giornalisti, hanno coinvolto persino Bin Laden, il coniglio stiracchiato che fa della morte di Ilaria e Miran il risultato di un banale tentativo di rapina. Queste almeno sono le indiscrete anticipazioni fatte filtrare in barba alla segretezza a cui la Commissione sarebbe tenuta sino a fine febbraio. Segretissimi resteranno invece decine di faldoni di documenti acquisiti e immediatamente secretati, in modo da seppellirli per sempre, una volta si diceva insabbiarli, nonostante si tratti pur sempre di atti parlamentari. La sinistra ha assistito a tutto ciò più o meno immobile, attenta più che altro a non farsi travolgere dal polverone di calunnie che il Presidente e molti commissari hanno avuto cura di riversare su molti degli esperti più scomodi, indotti, uno dopo l’altro a dimettersi. E c’è chi si scandalizza della barca di D’Alema.
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