Io temo che i politici, quelli dell’opposizione, ma anche certuni tra quelli della maggioranza, a proposito di questa storia delle intercettazioni telefoniche sabaude e un po’ ex-fasciste abbiano divorziato dal senso comune. Il quale senso comune, pur facendo lo sforzo di comprendere che anche a mafiosi, disonesti, corruttori, furbetti sia necessario garantire una certa privacy, non riesce proprio a scandalizzarsi per la pubblicazione di certe telefonate. Piuttosto è portato a scandalizzarsi dei contenuti di quelle telefonate, che, quando non riguardano veri e propri reati, alcuni particolarmente odiosi, come la concussione sessuale, lo sfruttamento della prostituzione, la truffa ai danni del Terzo mondo, sono certamente utili a comprendere sino in fondo certe personalità. Come quelle del supposto pretendente al trono d’Italia, tessera P2 in tasca, inquisito per traffico d’armi e coinvolto nell’assassinio di Hammer; uno che piaceva tanto poco al proprio padre che costui fece in modo di far rinchiudere nella sua bara le insegne reali proprio per evitare che andassero tra le mani di tanto figliolo. Dentro c’è di tutto, dalla ricerca continua di prostitute per sé, all’organizzazione di hot team per i clienti del Casinò di Campione, alla corruzione. Da un certo punto di vista, averlo riaccolto è stata una vera fortuna per la Giustizia italiana. Fini, poi, invece di disgustarsi per la pubblicazione di certe intercettazioni del suo portavoce, farebbe bene a chiedergli perché se ne andasse in giro utilizzando il suo potere per portarsi a letto una starlette dopo l’altra. O no?
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