Certo, il referendum l’abbiamo vinto. E con percentuali molto superiori a quelle che si aspettavano gli stessi lungimiranti leader del centro-sinistra. Eppure, nonostante il trionfo, c’è qualcosa che non quadra. E questo qualcosa sta precisamente nelle dichiarazioni dei medesimi leader che si affannano a rassicurare Berlusconi, Bossi e compagnia presidenzial-secessionista che si daranno da fare immediatamente per cambiare quella medesima Costituzione che più del 60% degli italiani vuole piuttosto tenersi così com’è. Le ragioni di questa foia riformatrice ai più rimangono oscure. In Italia praticamente non funziona più niente, né la scuola, né le ferrovie, né gli ospedali, né i tribunali, l’economia è al tracollo, le fasce più deboli della popolazione sono lì lì per annegare in un mare di miseria nera, abbiamo una legislazione contro i reati finanziari che fa sbellicare dalle risa, una normativa sull’emigrazione di tipo medievale, con il solo tocco modernista di un po’ di lager per extracomunitari sparsi qua e là per l’Italia, da Gorizia a Lampedusa, una legge sulla droga che è quanto di più ottuso mente umana potesse immaginare, un sistema tributario che premia ricchi e furbi, miliardi di euro sono sottratti alle casse statali dall’evasione fiscale, dalla mala-amministrazione, da accordi lecchini con la Chiesa Cattolica che vanno dalla scuola all’ICI, persino il calcio, panacea di tutti i mali del belpaese, affonda in una palude di truffe e malversazioni. Perché mai i nostri deputati dovrebbero impiegare il loro tempo per cambiare l’unica cosa che funziona davvero?
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