Mi spiace, ma non sono d’accordo. E in mente mi vengono le parole che Bertold Brecht mise in bocca al suo indimenticabile Galileo Galilei: «Sventurata la terra che ha bisogno d’eroi». Mi riferisco all’intenzione del Ministro Guardasigilli di rendere reato la negazione della Shoa. E parafrasando Galileo dico: «Povera la nazione che ha bisogno di leggi per impedire la negazione della Shoa». A cosa servirà mai punire penalmente le orribili teorie che pretendono che la Shoa non sia mai avvenuta, se a convincere chi la nega non bastano le immagini girate ad Auschwitz, Dachau, alla Risiera di San Saba, se non sono sufficienti le righe intrise di strazio di Primo Levi, o di Anna Frank, le strazianti testimonianze dei sopravvissuti ebrei, zingari, omosessuali, portatori di handicap, infinite come gli innumerevoli grani di un rosario del dolore che lascia senza fiato chiunque abbia l’umiltà, la saggezza, la generosità di scorrerlo? A cosa ci servirà che le stesse mostruose teorie siano sussurrate, o celate nell’animo, piuttosto che esposte a chiare lettere? Non indurrà certo questo a nasconderci che un revisionismo strisciante, più pericoloso di qualsiasi negazionismo palese, si è da tempo infiltrato nella nostra cultura, nei luoghi comuni del vivere di un’Italia che di certi aspetti del Ventennio non si è, in realtà, mai liberata, anzi. Non ci servono verità di Stato, ma uno Stato amico della verità e della democrazia. Provare a ficcare per legge nelle cucurbite di certuni cos’è avvenuto davvero a Dachau, equivale a tentare di esportare la democrazia a suon di cannonate.
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