E’ un Gozzano viaggiatore, questo di Verso la cuna del mondo, un Gozzano indiano che si fa corrispondente, negli ultimi anni della Belle Epoque, da un’India ancora colonizzata che a volte si dimostra più pittoresca del luogo comune, altre invece si presenta inedita, quasi scontentando chi vi era giunto dopo averla tanto immaginata e dopo averne tanto letto.
Pubblicato da Treves nel 1917, pochi mesi dopo la morte dell’autore, esso riunisce una serie di prose scritte al suo ritorno dall’Oriente. Dalle torri dei Parsi a Bombay sino a Goa, a Ceylon, a Jaipur, la voce di Gozzano ci narra dei luoghi realmente visitati, ma non indietreggia di fronte alla tentazione di mescolare reale e immaginario e, così, le pagine del testo si arricchiscono di descrizioni di luoghi in realtà mai visitati, ma ricreati a partire dagli scritti di altri cronisti di viaggio, come nel caso di Jaipur, Agra o Benares.
Oltre al viaggio reale c’è, insomma, in queste prose gozzaniane (come sempre, d’altronde negli scritti dell’autore piemontese), un viaggio nella letteratura, da Loti sino a Verne, c’è l’esercizio ironico della letteratura come viaggio. Ed è quello che forse più interessa al lettore contemporaneo.
Guido Gozzano
Verso la cuna del mondo – Lettere dall’India
A cura di Roberto Carnero
Bompiani