Costume e società

Delicatessen[27] Ratzinger? Di male in peggio…

Di male in peggio. Se qualcuno poteva lecitamente nutrire qualche ottimistico dubbio a proposito del rapporto tra Wojtyla e il Concilio Vaticano II, con Ratzinger, davvero non mi sembra più il caso: rileggere attentamente la sua penultima omelia (quella pro eligendo – se ipsum – pontificem). Specificatamente il passo dedicato al multi-culturalismo come padre del relativismo. Ad aver ragione può essere solo uno: che monoteismo sarebbe altrimenti? Tutto il resto, vedrete, seguirà di conseguenza. D’altra parte, se no, perché lo avrebbero nominato Capo Inquisitore? Ho letto un bell’intervento di Frei Betto al proposito, pubblicato dal Manifesto: Betto si aspetta addirittura un novello Pio IX, Neo-Sillabo compreso. Anche lui cade, però, nel tranello onomastico che Ratzinger ha messo in piedi, celandosi dietro il nome di Benedetto XV, che , parole di Betto, «pose fine alle persecuzioni contro i “modernisti”, valorizzò l’ecumenismo, si mostrò interessato alle chiese orientali, si batté per la fine della Prima guerra mondiale.» Tutto vero, ma provate a fare ancora un passo indietro e ci troverete un ben diverso Benedetto XIV, che, a partire dal 1740, si scagliò proprio contro il multiculturalismo. La bolla si chiama Omnium solicitudinum e condannava l’uso dei Gesuiti, che in Cina adeguavano la liturgia cristiana alle usanze locali. Un uso inaugurato da un grande intellettuale come padre Matteo Ricci, qualche centinaio di anni prima. E che un altro grande intellettuale, laicissimo, il Muratori, giudicherà in termini entusiastici. I risultati furono disastrosi, e l’omonimia – visti i temi preferiti da Benedetto XVI – è preoccupante, tenuto presente che il Quattordicesimo riformò anche la Congregazione dell’Indice, che il Sedicesimo ha guidato – alla faccia del fantasma di Giordano Bruno – fino a ieri. Ma c’è di più: precisamente un passaggio dell’omelia di insediamento, proprio quello che apparentemente sembra un’apertura: «In questo momento non ho bisogno di presentare un programma di governo. Il mio vero programma di governo è quello di non fare la mia volontà, di non perseguire mie idee, ma di mettermi in ascolto, con tutta quanta la Chiesa, della parola e della volontà del Signore e lasciarmi guidare da Lui, cosicchè sia Egli stesso a guidare la Chiesa in questa ora della nostra storia.» Come dire: d’ora in avanti Ratzinger (e le sue responsabilità) non esiste più, in suo luogo c’è la Volontà (ovviamente indiscutibile) di Dio. Una roba da brividi.

Lello Voce – Poeta