Proprio una bella idea quella di Paolo Di Stefano, che sul Corriere della Sera interviene a proposito delle recenti polemiche sui premi letterari titolando il suo pezzo “Il premio? era strega diventa fata”. Senonché, come Di Stefano certo non ignora, il Premio Fata c’era già, era quello che premiava il libro più brutto, e lo avevano inventato Eco e compagnia 63, proprio per polemizzare con lo Strega: dunque sarebbe davvero una bella notizia se il Premio Strega si trasformasse, da sé, in Premio Fata. Ma Di Stefano non si limita a parlare di fate: difende i premi, tutti e da qualsiasi accusa, tira le orecchie all’editore Parpaglioni (che ha denunciato una serie di magheggi avvenuti allo Strega), sostiene che ormai l’unico luogo dove si discute seriamente di letteratura sono le Giurie, azzardando che esse rappresentino « l’ ultimo baluardo della società letteraria». Certo, Parpaglioni è ingenuo nel suo meravigliarsi che lo Strega sia lo Strega. Certo, può darsi che si sia dato da fare del suo, per entrare nella torta. Ciò non toglie che la sua lettera è una fotografia desolante dello stato delle cose e se il baluardo della letteratura italiana è lo Strega, allora forse siamo alla frutta. Ma Di Stefano ha ragione: chi è senza premio scagli la prima pietra. Da qui a pensare che i premi siano altro da ciò che sono sempre stati, furbe scenografie per mascherare strategie di mercato, però, ce ne corre. Con buona pace anche degli editor di Minimux Fax, che nella cinquina ci sono entrati, autori di una lettera di ringraziamento in cui i limiti della piaggeria sono ampiamente valicati, per mettere in luce una stoffa da violinisti esperti: «siamo grati per l’opportunità che ci è stata data di far parte di questa cerchia ristretta». Leggendo la commossa missiva si scopre che, all’indomani dell’epifanico avvenimento, i due si sono resi conto che «un altro mondo è possibile». E se un altro mondo è possibile, allora « è giusto comportarci come chi con questo slogan pacificamente manifesta contro la maniera in cui il mondo è andato finora: e cioè dire la nostra, con umiltà ma con fermezza, senza il timore di sembrare ridicoli e ingenui, al cospetto dei “grandi” (in questo caso: dei quattro grandi dell’editoria, cui va tutto il nostro rispetto di colleghi in erba [che tenerezza!] e l’amore di lettori affezionati dei loro cataloghi). [sic!]» Speriamo che alla Minimum Fax abbiano visto giusto, ma che sia un mondo tutto diverso da come se lo immaginano loro e Di Stefano.
Previous Reading
Continue reading
Delicatessen[34]Giordano Bruno e l'embrione
17 Giugno 2005
Che dire, svegliandosi da un brutto sogno (quello di dover morire sotto il Regno di Berluscone Primo) e ritrovandosi in...
Next Reading
Continue reading
Delicatessen [36] -Competitività...
3 Luglio 2005
Diamo la verità: non è vero che tutta l’industria italiana vada male. Dipende. Da cosa produci e a chi lo...