Costume e società

[Delicatessen 75] Interno di famiglia con inganno…

Quante volte l’ho vista questa scena: il padre si fa beffe del figlio che guarda rapito il wrestling. “Ma cosa guardi? Ma non vedi che è tutta una finta?”. Già, proprio così, il wrestling è tutta una finta, o, se preferite, una commedia, in cui tutto è stabilito e in cui i colpi scambiati, calci, testate, violenze di ogni genere, sono solo la loro mimica, come sul set di un film nel quale, per una volta tanto, i protagonisti siano gli stunt-man. Il bello è che, di fronte allo smascheramento paterno, il figlio resta generalmente impassibile, o risponde con un grugnito che significa, più o meno: “e allora?” Il genitore ne è stupefatto: per quale ragione bisognerebbe appassionarsi ad un match finto, ad una gara che è solo la sua rappresentazione? Lui è abituato ad appassionarsi al calcio, uno sport vero, a tifare fino all’afonia per Del Piero, Totti e compagnia. Chi ha ragione tra i due? Il figlio, naturalmente. Lui lo sa di partenza che tutto è finzione, spettacolo. Al wrestling non chiede nulla di più di ciò che chiede ai suoi giochi Playstation: un simulacro di combattimento, la rappresentazione simulata della violenza. Un po’ come si faceva noialtri con i fuciletti di legno, urlando: bum, bum! Il padre, invece, nonostante secoli di scandali, continua a credere che il calcio sia uno sport vero, in cui vince il migliore. Mentre è un inganno premeditato, un grande business, dove di genuino è rimasta soltanto l’ingenuità un po’ tonta dei padri che schizzano dalla poltrona urlando: Goal! davanti allo sguardo stupefatto del figlio che prepara il suo deck di carte Yu-Gi-Oh.

Lello Voce – Poeta