C’è voluto tempo, ma infine stiamo cominciando a capire quanto preziosa sia l’acqua; un bene sprecato, considerato senza valore, ma che in realtà è la sostanza più indispensabile del mondo: se manca l’acqua manca la vita. Parlarne in giorni proverbialmente da canicola come questi può forse essere utile. La sete aguzza l’ingegno. Naturalmente le prime a rendersi conto di quanto l’acqua fosse un bene strategico sono state le multinazionali e ormai da anni, appena possono, provano a privatizzarla, tanto in Europa quanto nel resto del mondo. Perché d’acqua già non ce n’è abbastanza ed elementare legge economica vuole che più un bene o una merce sono scarsi, più il loro valore aumenta, a maggior ragione se sono assolutamente necessari. Nel frattempo noi paesi ricchi sprechiamo l’acqua che abbiamo, sia perché le nostre reti di distribuzione sono un colabrodo, sia perché siamo capaci di sciupare per lavarci i denti la stessa quantità d’acqua che sarebbe necessaria per far sopravvivere svariati esseri umani in luoghi meno fortunati del pianeta. Non contenti di questo, snobbiamo sdegnosi l’acqua del rubinetto, pur potabilissima, e impieghiamo fortune per comprare bilioni di bottiglie di acqua più o meno minerale, tutte rigorosamente di plastica e tutte destinate a inquinare per secoli per quel che ci resta del nostro pianeta. Ma siamo in Italia ed accadono anche i miracoli. Come ad Agrigento, che a luglio boccheggiava dalla sete, ma è bastato l’interesse della Nestlè a produrre l’ennesima acqua minerale, che, voilà, ecco che salta fuori una falda bella grande, a due passi dalla città.
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