Il patriottico glande dell’US Army

1 dicembre 2003 Politica e movimenti
Il patriottico glande dell’US Army

A parlarne per primo è stato Valerio Evangelisti, con un articolo splendidamente indignato, poi ripreso da molti media indipendenti. Evangelisti ha individuato un sito, di cui saggiamente non dà l’indirizzo, ma che chiunque, volendo, potrà, come ho fatto io, individuare autonomamente, che è certo quanto di più disgustoso si sia prodotto ultimamente in fatto di pornografia. Il sito incriminato si chiama Iraqui whores: letteralmente Puttane irachene, e nella parte navigabile liberamente offre una serie di immagini abbastanza scioccanti di violenze di gruppo commesse da militari americani su donne irachene, sotto lo sguardo impotente dei loro uomini; il tutto corredato da un sottofondo di urletti, mezzi spaventati e mezzi soddisfatti. Chi voglia vedere di più non avrà che da dare il numero della propria carta di credito e proseguire l’istruttivo tour guardonistico-patriottico su come le truppe americane, oltre alla democrazia, si starebbero preoccupando di portare alle donne arabe un po’ di sano e finalmente soddisfacente sesso yankee, almeno nell’immaginario dell’americano medio. Già, perché non si tratta di immagini vere, ma di finzioni ricostruite sul set e questo rende tutta la faccenda ancora più vomitevole.
Evangelisti, peraltro, fa bene a sottolineare le inquietanti somiglianze tra il set falso-iracheno e le immagini, ahimè, verissime, di certi militari italiani in Somalia, gente che, dopo un soggiorno premio nei CCIR ai tempi di Genova, ora magari è proprio lì, in Iraq ed è dura dover ammettere che esistano individui disponibili a pagare per poter vedere le loro imprese. Le divise dei maschi marines, il legame strettissimo col presente dell’attualità, ovviamente, niente possono avere a che fare con l’immaginario sadiano e alludono piuttosto alla Salò pasoliniana, zona di buio dove la creatività erotica lascia il posto alla tortura cieca della violenza del più forte sul più debole. Chi aveva dubbi sull’alto contenuto pornografico della guerra è servito, perché in Iraqui whores non c’è nulla che abbia a che vedere col patto tra eguali che è alla base di qualsiasi scambio erotico consensuale, anche il più strano, o ’violento’. No, tutto ciò ha piuttosto a che fare con problemi ben più politici di un coito orale: con la violenza di un popolo su un altro popolo, di una cultura su un’altra, con quella particolare forma di osceno stupro che uccide l’immaginario e la dignità delle nazioni. Come con i cheyenne, gli aborigeni, o gli africani. Una roba in cui siamo espertissimi e non c’è dubbio, perciò, che il sito avrà un enorme successo. Qual è il buon patriota che vorrà negarsi le gesta di quegli eroici (ed erotici) ragazzi che difendono la democrazia nelle ostili (ma insoddisfatte) pianure irachene?

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